Il Riflesso Della Luna

sabato 26 dicembre 2009

Introduzione

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A volte, nel tentativo di dare risposte concrete al mistero dell’esistenza,nonostante avessi superato numerosi ostacoli, ho dovu to soccombere a delle forze che si oppongo no al risveglio umano. I metodi di ricerca adottati, hanno sempre dato buon esito; ognuno di essi, tuttavia, mi ha permesso di svelare generalmente solo aspetti parziali. L’insorgere di fatti inspiegabili razional mente, mi ha sempre spinto oltre i limiti. Spesso ho reso impraticabile il sentiero della mia vita.

venerdì 18 dicembre 2009

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Sha era l’antico nome dato, nel sedicesimo secolo, dagli abitanti di un villaggio nei pressi di Mansfield, in Inghilterra, ad un piccolo bosco situato ai margini della più nota foresta di Sherwood.
 Quella zona era, da molti, considerata magica, e si narrava che vi accadessero dei fatti inspiegabili. Un giorno la giovane Lucrezia, fuggendo con il suo bambino dopo aver rubato per sfamarsi, si rifugiò nel bosco di Sha. Braccata anche dai cani, consapevole di non avere scampo, nascose il suo piccolo Daniel, ancora in fasce, ai piedi di un grosso masso.

domenica 13 dicembre 2009

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Afflitta dall’ estrema soluzione, si allontanò lestamènte da quel luogo e si conegnò ai suoi inseguitori. Fu torturata e lasciata senza cibo per lungo tempo. La sua salute peggiorò sempre più, anche a causa della preoccupazione per il suo bambino. Morì di stenti lo stesso mese. Il piccolo Daniel, invece, fu salvato dalle cure amorevoli di un animale che, avendo dei cuccioli da allattare, lo prese con sé. Nel villaggio, giravano parecchie voci su quell’esemplare, e qualcuno giurava trattarsi di una pantera. «Ma come è possibile, una pantera in Inghilterra, per giunta in libertà ?». Questa era la domanda che si ponevano gli abitanti del vicino villaggio. Tutto ebbe inizio nell’ultimo viaggio di un noto mercante della zona, di nome Randy. Giunto in India, fece un incontro a dir poco singolare.

mercoledì 9 dicembre 2009

3

Rientrato nella sua stanza d’albergo, si trovò a tu per tu con una pantera. In un primo momento, l’uomo accennò ad una reazione, ma la belva, stranamente, non si mosse. Il felino lo fissava e, dopo aver quasi fatto svenire il malcapitato, si distese ai piedi del letto, come un qualsiasi animale domestico. S’instaurò, tra i due, un particolare rapporto, che continuò per tutto il periodo nel quale Randy soggiornò a Jaipur. Quando arrivò il giorno della partenza, il mercante decise di portare con sé l’animale. «Dovrò darti un nome, per prima cosa», disse quel mattino,«ti chiamerai...Sharon!» Soddisfatto, e per nulla preoccupato di doverne giustificare la presenza a bordo, si imbarcò sulla nave che lo riportò in patria. Non era la prima volta che stivava clandestini animaletti esotici, ma se si fossero accorti di “Sharon”, avrebbe avuto sicuramente delle noie. La chiuse perciò, in una delle sue enormi casse dove solitamente metteva ogni genere di cianfrusaglie. Il compito più difficile, però, lo aveva “Sharon”, che lo svolse fortunatamente in modo egregio, restando silenziosa per tutto il viaggio. Randy, da parte sua, gli fece numerose visite per verificare che tutto procedesse bene portandogli, ogni volta, un abbondante pasto.

martedì 1 dicembre 2009

4

Arrivato a casa tenne “Sharon” con sé ma, quando s’accorse che l’animale aveva in grembo dei cuccioli, decise di portarla nel bosco di “Sha”. «Li starai a tuo agio, ed io non mancherò di farti visita ogni giorno», disse soddisfatto. Mise in pratica il suo progetto ma, dopo una settimana, s’ammalò di un male oscuro che lo portò alla morte nel giro di due mesi. Fu così che tutto ebbe inizio e fu per la mancanza di Randy, o per un oscuro disegno del fato, che “Sharon” adottò Daniel. Nei primi anni di vita, Daniel era tutt’uno con la natura. Un giorno però, un gruppo di cacciatori entrò nel bosco per porre fine a quella che percepivano come una minaccia per la comunità. Lasciarono in vita solo Daniel che fu considerato, dato i suoi modi “selvaggi”, un caso da studiare. Ingabbiato, fu trasferito in un centro di ricerca londinese e trattato come una cavia da laboratorio. I più grandi scienziati lo visitarono, i più quotati insegnanti lo istruirono. Daniel piangeva spesso. Aveva di fronte, costantemente, l’immagine dell’assurda carneficina compiuta nel giorno in cui finì la sua libertà. Crescendo si piegò al volere degli uomini, e quando fu padrone del linguaggio, cercò di raccontare la sua storia.

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