Il Riflesso Della Luna

sabato 26 dicembre 2009

Introduzione

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A volte, nel tentativo di dare risposte concrete al mistero dell’esistenza,nonostante avessi superato numerosi ostacoli, ho dovu to soccombere a delle forze che si oppongo no al risveglio umano. I metodi di ricerca adottati, hanno sempre dato buon esito; ognuno di essi, tuttavia, mi ha permesso di svelare generalmente solo aspetti parziali. L’insorgere di fatti inspiegabili razional mente, mi ha sempre spinto oltre i limiti. Spesso ho reso impraticabile il sentiero della mia vita.

venerdì 18 dicembre 2009

1

Sha era l’antico nome dato, nel sedicesimo secolo, dagli abitanti di un villaggio nei pressi di Mansfield, in Inghilterra, ad un piccolo bosco situato ai margini della più nota foresta di Sherwood.
 Quella zona era, da molti, considerata magica, e si narrava che vi accadessero dei fatti inspiegabili. Un giorno la giovane Lucrezia, fuggendo con il suo bambino dopo aver rubato per sfamarsi, si rifugiò nel bosco di Sha. Braccata anche dai cani, consapevole di non avere scampo, nascose il suo piccolo Daniel, ancora in fasce, ai piedi di un grosso masso.

domenica 13 dicembre 2009

2

Afflitta dall’ estrema soluzione, si allontanò lestamènte da quel luogo e si conegnò ai suoi inseguitori. Fu torturata e lasciata senza cibo per lungo tempo. La sua salute peggiorò sempre più, anche a causa della preoccupazione per il suo bambino. Morì di stenti lo stesso mese. Il piccolo Daniel, invece, fu salvato dalle cure amorevoli di un animale che, avendo dei cuccioli da allattare, lo prese con sé. Nel villaggio, giravano parecchie voci su quell’esemplare, e qualcuno giurava trattarsi di una pantera. «Ma come è possibile, una pantera in Inghilterra, per giunta in libertà ?». Questa era la domanda che si ponevano gli abitanti del vicino villaggio. Tutto ebbe inizio nell’ultimo viaggio di un noto mercante della zona, di nome Randy. Giunto in India, fece un incontro a dir poco singolare.

mercoledì 9 dicembre 2009

3

Rientrato nella sua stanza d’albergo, si trovò a tu per tu con una pantera. In un primo momento, l’uomo accennò ad una reazione, ma la belva, stranamente, non si mosse. Il felino lo fissava e, dopo aver quasi fatto svenire il malcapitato, si distese ai piedi del letto, come un qualsiasi animale domestico. S’instaurò, tra i due, un particolare rapporto, che continuò per tutto il periodo nel quale Randy soggiornò a Jaipur. Quando arrivò il giorno della partenza, il mercante decise di portare con sé l’animale. «Dovrò darti un nome, per prima cosa», disse quel mattino,«ti chiamerai...Sharon!» Soddisfatto, e per nulla preoccupato di doverne giustificare la presenza a bordo, si imbarcò sulla nave che lo riportò in patria. Non era la prima volta che stivava clandestini animaletti esotici, ma se si fossero accorti di “Sharon”, avrebbe avuto sicuramente delle noie. La chiuse perciò, in una delle sue enormi casse dove solitamente metteva ogni genere di cianfrusaglie. Il compito più difficile, però, lo aveva “Sharon”, che lo svolse fortunatamente in modo egregio, restando silenziosa per tutto il viaggio. Randy, da parte sua, gli fece numerose visite per verificare che tutto procedesse bene portandogli, ogni volta, un abbondante pasto.

martedì 1 dicembre 2009

4

Arrivato a casa tenne “Sharon” con sé ma, quando s’accorse che l’animale aveva in grembo dei cuccioli, decise di portarla nel bosco di “Sha”. «Li starai a tuo agio, ed io non mancherò di farti visita ogni giorno», disse soddisfatto. Mise in pratica il suo progetto ma, dopo una settimana, s’ammalò di un male oscuro che lo portò alla morte nel giro di due mesi. Fu così che tutto ebbe inizio e fu per la mancanza di Randy, o per un oscuro disegno del fato, che “Sharon” adottò Daniel. Nei primi anni di vita, Daniel era tutt’uno con la natura. Un giorno però, un gruppo di cacciatori entrò nel bosco per porre fine a quella che percepivano come una minaccia per la comunità. Lasciarono in vita solo Daniel che fu considerato, dato i suoi modi “selvaggi”, un caso da studiare. Ingabbiato, fu trasferito in un centro di ricerca londinese e trattato come una cavia da laboratorio. I più grandi scienziati lo visitarono, i più quotati insegnanti lo istruirono. Daniel piangeva spesso. Aveva di fronte, costantemente, l’immagine dell’assurda carneficina compiuta nel giorno in cui finì la sua libertà. Crescendo si piegò al volere degli uomini, e quando fu padrone del linguaggio, cercò di raccontare la sua storia.

giovedì 26 novembre 2009

5

Tutti, però, lo insultarono e gli gridarono:«Pazzo, devi essere rinchiuso o ucciso!». Daniel, sempre più solo, all’età di quindici anni se ne andò. Girovagò per tutta l’Inghilterra, con la speranza d’incontrare qualcuno che potesse comprenderlo, ma dovette, suo malgrado, tornare nel bosco di “Sha”. Dentro quel luogo misterioso, si sentì subito meglio. Spossato e stanco, cercò il grande masso, ed appena lo trovò, ci si stese e cadde in un sonno profondo. In sogno gli apparve “Sharon”, che correva al suo fianco; il suo corpo vibrò di gioia. Rimase a lungo nel bosco, percependo lo spirito che vi aleggiava. Tutto svanì dopo qualche ora.

lunedì 23 novembre 2009

6

Al risveglio, Daniel fu pervaso da una rabbia incontenibile; si diresse, quindi, verso il villaggio. La sua vendetta fu totale, uccidendo, scovandoli uno ad uno, tutti i colpevoli della maledetta battuta di caccia nel bosco. Disperato, per nulla appagato, attese, come fece anni prima la sua vera madre, di essere arrestato. Di colpo sentì dentro sé, qualcosa che voleva guidarlo altrove; riconosciuto lo spirito, si alzò e lo seguì. Intanto, al villaggio, tutti si erano armati in ogni modo possibile. La caccia all’uomo ebbe inizio. Daniel, con corsa possente, entrò nel bosco individuando presto il grande masso. Vi si mise a sedere ed attese la sua morte. I ricordi presero forme reali, gli alberi ondeggiavano, tuttavia la sua mente era calma.

mercoledì 18 novembre 2009

7

Ho sempre avuto un debole per i felini; tra tutti, però, prediligo le pantere. Credo abbiano qualcosa di magico, che guida loro e chi si mette sul loro cammino. Chi mi portò ad una lunga riflessione su questo tema, fu una ragazza, che pareva possedere la grinta di una pantera. In uno dei week-end milanesi, fui invitato ad un party, dove la notai salire sulla balconata della villa camminando a quattro “zampe”, giungendo così, fino al tetto. Potete immaginare lo stupore dei presenti, alla vista di tale stranezza; in occasioni come quella, però, tutto fa tendenza. Fu considerato, perciò, uno show merito del padrone di casa. Personalmente, lo ritenni di cattivo gusto, ma quando ebbi l’occasione di conoscere la protagonista dell’esibizione, mi confidò: «Qui tutto è talmente squallido e falso, che mettere a repentaglio la propria vita, è l’unico modo per divertirsi».

giovedì 12 novembre 2009

8

Inizialmente perplesso, dopo una lunga chiacchierata, mi parve più assennata. Non c’eravamo ancora presentati; «Beh, io sono Walter», esordii. «Io…sono Perla», disse sussurrandolo appena. I capelli biondo cenere, appena raccolti dietro la nuca, lasciavano spazio allo splendore dei suoi occhi blu, che sembravano dipinti sul candido viso. Dalle sue labbra sottili, appena velate di rossetto, si attendevano solo dolci novità. La festa era divenuta davvero noiosa, e quando Perla mi invitò a casa sua, accettai volentieri. L’attico dove mi condusse, si rivelò davvero interessante. Appena entrati, alcuni trofei di caccia grossa, sembravano sovrastare imponenti. Nell’ampio salone, invece, un sofisticato impianto d’illuminazione, poteva miscelare una tale varietà di luci, da riuscire a coprire l’intera scala cromatica. Vicino alla vetrata esterna, una piscina di marmo nero, con sottili striature, lasciava stupefatti. Mentre osservavo quei dettagli, Perla entrò in una piccola stanza alle mie spalle.

martedì 3 novembre 2009

9

La seguii e, oltrepassata la soglia, capii trattarsi di un posto speciale. Non c’era arredamento; solo un materasso ad acqua. Il colore era di un blu intenso, ma non si riusciva a capire da dove provenisse. Sembrava brillare di luce propria. Perla sostenne che, quella stanza, permettesse di viaggiare nel cosmo. Dubitai di quell’affermazione, ma promisi di provarci al più presto. «Forse hai ragione», mi disse, «stasera sono davvero stanca», e distendendosi, si addormentò. A quel punto decisi di andarmene, ci sarebbero state sicuramente altre occasioni per incontrarla. Mi ritrovai in strada, a passeggiare in compagnia dei miei pensieri, davvero troppo grandi per poter essere racchiusi in una mente.Tornai in albergo all’alba suonando ripetutamente il campanello ed il portiere, aprendo il portoncino, mi guardò in modo strano ma.. preferì non chiedermi nulla.

domenica 25 ottobre 2009

10

Dovevo aver proprio un aspetto orribile, ma essendo un cliente di vecchia data cercò di non farmelo notare. Entrato nella mia stanza pregustavo già un sonno ristoratore. Beatamente disteso sul letto, mi tornò in mente il blu profondo della stanza a casa di Perla. La sua intensità portava indietro nel tempo e lasciava scivolare le incertezze della vita. Dentro di me una voce disse: «Cos’è che fa cambiare le persone?». «Beh...i loro pensieri, i loro desideri, le loro vittorie, le loro sconfitte!», affermai convinto. Fu l’ultimo pensiero, prima di addormentarmi. L’immagine di Perla mi seguì anche in sogno. Mi ritrovai tra i ghiacci. La distesa di bianco candido accecava lo sguardo. Da un puntino lontanissimo sentii chiamarmi, ed io, spostandomi come se volassi, mi trovai subito lì.

giovedì 15 ottobre 2009

11

Sembrava essere un eschimese che, sorridendomi, iniziò a parlare una lingua incomprensibile. Quando terminò indicò in basso, dov’era situata un’apertura circolare nel ghiaccio; pensai volesse esortarmi a pescare come di solito fanno gli abitanti di quei luoghi. L’uomo, però, continuò ad indicare l’acqua che si intravedeva. Decisi allora di guardare attentamente, per capire cosa volesse mostrarmi. In un primo momento vidi semplicemente il mio volto riflesso ma, osservando meglio, notai l’immagine di un bambino. Continuando a guardare divenne sempre più nitida, e mi parve familiare. «Ma quello sono io!», esclamai sobbalzando. L’immagine svanì. Al suo posto, apparve un grande masso, sul quale vi era disteso un felino.

sabato 10 ottobre 2009

12

«Che esemplare fantastico di pantera», dissi a bassa voce. Sentii di nuovo pronunciare il mio nome e, alzando la testa, fui sorpreso di trovare Perla al posto dell’eskimese. «Come sei arrivata qui?» «Ricordi cosa ti ho confidato?», disse in tono misterioso, «Puoi volare nel cosmo, se non hai limiti interiori!». Le sue parole risuonarono come se fossimo chiusi in una campana. «Vieni!», disse prendendomi la mano. Iniziammo così un volo spettacolare su quella distesa di ghiacci. «Pensa dove vuoi arrivare e sarai già lì!», affermò sicura di sé. Pensai al mio cane, ed in un baleno mi trovai vicino a lui ad accarezzarlo. Spiccando di nuovo il volo, vidi una grotta. «Vorrei entrare lì dentro»,dissi incuriosito. Ci trovammo subito davanti ad essa; entrai per esplorarla. «Non proseguire oltre!», intimò Perla restando fuori. «Perché, non possiamo andare ovunque, nel cosmo?». «Non proprio», bisbigliò indicando il disegno all’imbocco della grotta.

lunedì 5 ottobre 2009

13

Era un triangolo con un occhio al centro ma, anche se lo ritenni interessante, decisi di proseguire. Dopo qualche metro, ebbi delle sensazioni contrastanti, ma molto marcate. «Sono ciò che potevi essere, sono ciò che sei stato, sono il tuo potere, sono il tuo dolore!». Non riuscii ad individuare da dove provenisse quella voce possente. Pian piano mi accasciai al suolo e provai una debolezza che vinse la mia volontà. Flebili sussurri oltrepassarono le barriere interiori e affiancarono l’oblìo. Attraverso fessure volai nel tempo, dove affiorarono ricordi di canti lontani. L’ebbrezza del sapere, svelò l’origine con un ritmo vibrante. «E’ il respiro dell’anima, …..colore del tempo», pensai. Perla, intanto, da lontano mi urlava: «Sveglia… svegliati subito, batti le tue ciglia velocemente!».

lunedì 28 settembre 2009

14

Mi svegliai di soprassalto nel mio letto d’albergo, in un bagno di sudore e con un mal di testa insopportabile. «Ma che razza di sogno ho fatto?». Confuso, mi lavai il viso per schiarirmi le idee. Pensai alla promessa del giorno prima a casa di Perla e decisi che, per il momento, saremmo rimasti lontani. Dopo l’ultimo week-end milanese, passai tre settimane in assoluto relax, dedicandomi alla lettura. Era il cinque Luglio del 1982, quando ebbi comunicazione che, l’annuale riunione dei ricercatori dell’occulto, si sarebbe tenuta, tre giorni più tardi, in un paesino dell’Emilia. Iniziata la riunione, un mio collega sostenne che, in Europa, i casi più significativi di manifestazioni spontanee non ordinarie, provenivano dai boschi inglesi.

venerdì 25 settembre 2009

15

Altre volte erano stati indicati dei luoghi che, successivamente, non portarono a nulla di significativo; in quell’occasione però sentii che dovevo tentare. Stabilii quindi che quella sarebbe stata la meta del prossimo viaggio. Ero stato altre volte in Inghilterra, ma sempre in città. «Stavolta sarà come se fosse la prima!», decisi. La riunione terminò alle diciotto, quindi ci salutammo con la promessa che, l’anno successivo, ci saremmo riuniti ancora. Eravamo solo una quindicina di persone, ma le esperienze che ogni anno raccontavamo, ci arricchivano spiritualmente. Mentre facevo ritorno a casa, pensavo ai boschi inglesi, sentendo già il loro profumo e la loro forza intorno a me.

sabato 12 settembre 2009

16

Tornato a casa prenotai subito il primo volo per l’Inghilterra. Decisi, sfogliando l’atlante, che un paese vicino Nottingham sarebbe andato bene. La scelta cadde su “Mansfield”. Arrivato a destinazione mi diressi, ad intuito, in un bosco situato nei paraggi. Inoltrandomi in esso, ebbi la sensazione di scavare nella realtà. Foglie vellutate mi accarezzarono il volto, ma percepii anche un pericolo in agguato. Tutto era al di là della mia razionalità e mi sorpresi a ricordare, come faccio di solito quando non riesco a concentrarmi, ad episodi identici del mio passato. «Quando si esplora intorno a noi, si esplora dentro noi!», pensai. Dopo un breve cammino, iniziai a porre attenzione al rumore dei miei passi, sentendo, pian piano, una sensazione mai provata.

sabato 5 settembre 2009

17

Il mio sesto senso era più vigile del solito, e pensai subito ad una presenza. Inizialmente notai una figura frastagliata, come trasparente, che si fondeva con la vegetazione; ebbi, non so perché, la sensazione che fosse viva. Con cautela iniziai a vagliare le mie emozioni, cercando di stabilire dove fosse il confine della mia fantasia; notai che, per quanto mi impegnassi ad eliminarla dalla mente, restava al suo posto.Decisi per cui di accettare l’idea. Più camminavo spedito, più accrescevo la consapevolezza di ciò che era al mio fianco. «E’ reale!», pensai. Accettai la sfida, sentendo di essere entrato in un gioco più grande di me. «Forse è uno spirito», mi dissi, «ma voglio una prova inconfutabile!». Apprestandomi a fornirmene una, sentii che avrei calcato le orme che vedevo prepararsi dinanzi. Qualunque cosa fosse, non la ritenni del tutto estranea; le vibrazioni che avvertivo erano buone e ciò mi rincuorò. Non essendo più in grado di attendere oltre, mi preparai alla prova.

venerdì 28 agosto 2009

18

Sapendo che gli spiriti sono attratti dalla forma in movimento, specie se è armonica, allungai il passo. Mi concentrai sul gioco d’ombre che si confondeva con i colori ed il mio passo divenne progressivamente più veloce e ritmico; il mio “compagno” sembrò divertirsi, senza però, perdere terreno. La corsa si stabilizzò, quindi, su una cadenza “rituale”. Mi preparai a spiccare il volo che avrebbe rivelato i limiti della mia ombra. Mi diressi, dunque, verso un punto in lontananza, attraverso il quale, filtrava un po’ di sole. Senza mai inciampare, individuai il masso che mi avrebbe permesso di spiccare il poderoso salto. Notai che, al mio fianco, lo spirito zigzagava in simbiosi.

sabato 22 agosto 2009

19

Arrivò il momento e mi preparai perfezionando al massimo l’andatura. Saltando poderosamente, guardai al mio fianco; ciò che mi aveva accompagnato fino ad allora, sparì.Da quel momento, non mi fu più accanto. Io, però, non fui più lo stesso. Nel residence in paese, dove alacremente lavoravo ai miei appunti, l’estate trascorse senza nulla di rilevante. Con l’arrivo dell’autunno, qualcosa lasciò presagire che si stavano preparando delle novità. Decisi, perciò, di rimanere in vacanza forzata. Arrivò l’inverno,la neve cadeva abbondante ed io decisi, per l’occasione, di tornare nel bosco di “Sha”. Il bianco manto sembrava esersi impallidito per la verità che stava per offrirsi a me. Entrai nel bosco con molta attenzione, pronto a cogliere ogni particolare che potesse aiutare la mia scarsa comprensione dei fatti. Dopo circa un ora di cammino ritrovai le mie impronte; avevo percorso un cerchio intorno a qualcosa che, forse, voleva mettermi alla prova. Era ancora presto quel mattino quando, in lontananza, una sagoma scura attirò la mia attenzione.

giovedì 13 agosto 2009

20

Avvicinandomi, vidi trattarsi di un uomo, forse un boscaiolo, che dava l’impressione di riposarsi dopo aver lavorato a lungo. Teneva in mano un fazzoletto con il quale si asciugava spesso il sudore della fronte. Mi sembrò un po’ strano che si fosse già stancato a quell’ora. «La giornata deve ancora iniziare»,pensai. Riuscii ad avvicinarmi a pochi passi da lui senza che se ne accorgesse. ed osservandolo meglio, notai che guardava fissamente un punto davanti a se. Attesi alcuni minuti, come se mi aspettassi qualcosa di interessante; iniziò, infatti, a pronunciare una sorta di incantesimo. Il modo in cui ripeteva quelle parole, mi rapì completamente. Le ricordo ancora: “Spada che fendi l’aria, non curarti di ciò che hai tagliato, non curarti di ciò che taglierai e libertà eterna avrai”.

domenica 9 agosto 2009

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Dopo aver riflettuto a lungo sul senso di quelle parole, mi diressi, con passo felpato, verso il masso che trovai facilmente. Avevo saltato in simbiosi con quella presenza tempo prima senza conoscerne il motivo ed ora mi sentivo “guidato” verso quel posto. Arrivai e mi appoggiai ad esso, notevolmente preoccupato. Osservando intorno, notai con immensa sorpresa che le orme lasciate alle mie spalle erano quelle di un felino, anziché dei miei fedeli scarponcini invernali. «Ma …come è possibile?», esclamai ad alta voce. Iniziai, agitato, a respirare affannosamente. «Calma, calma…calma!», mi dissi. Il desiderio di sapere voleva giustizia e, dopo un’attesa che sembrò interminabile, si saziò. Una voce, in me, così parlò: “Aria soave, pura e possente, sfiora le cime del più sapiente all’orizzonte, emergi innocente.

martedì 4 agosto 2009

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Ora riposa in chi più t’amato e affianca i ricordi di chi, sconsolato, vaga nel buio, in balia del fato”. Fui stupefatto da quelle parole e, come in preda allo smarrimento, uscii alla luce del sole, fuori dal bosco. Mi distesi, ed iniziai a riflettere sulla rapidità necessaria ad afferrare la fugacità della nostra vita.Sentii che, il destino, concede a tutti un lasciapassare per comprendere l’inesplicabile e, a volte, ci pone nella condizione di dimenticare il superfluo. Il quindici Gennaio del 1983, feci ritorno in Italia. Per togliermi dalla testa tutto quel peso, pensai ad un viaggio su rotaie; il treno, oltre ad offrire la vista di ampi panorami, riesce a rilassarmi notevolmente. In passato lo avevo usato anche senza una meta, per semplice gusto.

mercoledì 29 luglio 2009

23

Quella volta, non riuscendo ad eliminare il disagio che mi portavo dentro, capii che qualcosa, in me, era davvero cambiata. Nei giorni successivi al mio arrivo in Italia, non si verificarono episodi di una certa rilevanza. Il mio fedele “Norfolk”, un segugio affezionatissimo riuscì, però, a fiutare che qualcosa non andava per il verso giusto. Le passeggiate che facevamo spesso e con grande soddisfazione, dopo l’incontro con lo “spirito”, si colorarono con tinte fosche. In una di queste, ebbi la conferma che l’esperienza inglese non era affatto svanita. Caricai “Norfolk” in auto, con l’intenzione di trascorrere una giornata spensierata in montagna.

venerdì 24 luglio 2009

24

Ad una cinquantina di chilometri dalla mia residenza, c’è la catena appeninica, dove vado spesso a ritemprarmi. In una conca, che non manco mai di visitare col mio cane, lo spazio è sufficiente per correre e riposarsi in assoluto silenzio. Per giungerci, si deve percorrere un sentiero scomodo, che scoraggia la maggior parte dei visitatori. Quel giorno, ”Norfolk” era inspiegabilmente agitato ma subito non me ne curai. Ci divertimmo per ore, e nulla lasciava presagire ciò che sarebbe accaduto di lì a poco. Improvvisamente, calò una nebbia tale da oscurare il giorno; il cane iniziò ad abbaiare e non riuscii a farlo smettere. Ad un tratto, sentii un fragore alle mie spalle e, voltandomi, fui accecato da un bagliore che avanzò verso di me. Tutto, intorno a me, iniziò a cambiare colore.

martedì 21 luglio 2009

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Un richiamo irresistibile, intanto, da quella natura selvaggia, mi avvolse piacevolmente. La mia coscienza, fu messa a dura prova, non riuscendo a fornire una spiegazione accettabilmente logica. Nel tentativo di riappropriarmi di me stesso, non mi resi subito conto di cosa si era avvicinato. Quando fu a pochi passi, rimasi impietrito da ciò che vidi. Una maestosa creatura, con sembianze animali. «Walt», mi disse, «hai rotto l’equilibrio di “Sha”; ti prego di ripristinarlo, prima che sia tardi». «Chi sei? Cosa vuoi da me?». «Sono ciò che sta tra te e la tua ombra». «Ma…chi mi dirà cosa dovrò fare?», chiesi con aria incredula. «Sarà quel luogo a farlo!».

lunedì 13 luglio 2009

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Fu così che l’apparizione svanì e...con essa la nebbia. In lontananza sentii abbaiare; era “Norfolk”. Il giorno dopo, ero ancora frastornato da quell’episodio. Alcune domande non mi lasciavano un attimo. «Era uno spirito animale? Oppure una mia proiezione?». Decisi, nel primo pomeriggio, di uscire un po’ da casa; sentii che stava divenendo sempre più “stretta”. Passeggiando per le vie del centro, l’effetto che aveva avuto su di me l’ultimo incontro, si fece di nuovo sentire. Ogni persona che mi passava accanto, emanava come dei suoni confusi, o per esser più precisi, disturbati. «Silenzio!», dissi a me stesso.

lunedì 6 luglio 2009

27

I miei pensieri scomparvero, e così iniziai ad ascoltare frasi e pensieri da chi incrociavo sul mio cammino. «Ora telefono a Leo e gli dico come stanno le cose!». «Ehi, ma chi ha parlato... anzi, chi ha pensato? », mi chiesi. Subito dopo una donna. «Devo aver lasciato le chiavi sul comodino». Poi un ragazzino. «Mica tanto forte il Giangi, l’ho battuto alla prima partita!». «Ehi, basta!», urlai. Ascoltare i pensieri degli altri era una cosa terribile. Tornai a casa di corsa, attraversando un fiume di persone, parole e pensieri. Appena arrivai, ebbi una sensazione di sollievo; distendendomi a letto mi addormentai. Le quattro del mattino; sveglia improvvisa.

mercoledì 1 luglio 2009

28

«L’antidoto per le cattive emozioni, sono le buone!», risuonò una voce nella stanza. Mi tirai su dal letto di soprassalto con il cuore in gola. La paura fece sparire il sonno, e così decisi di accendere il computer, restando sveglio per il resto della notte. «Forse di Martedì non si parte», pensai la mattina, «ma di Mercoledì, sì». Prenotai, così, il biglietto, con l’intenzione di mettere le cose a posto. In viaggio, anche se gli ultimi inconvenienti scatenatisi nella mia città erano spariti, dovetti fare i conti con i miei pensieri. Onestamente, il mio morale non era migliorato molto. Di nuovo in Inghilterra.

martedì 23 giugno 2009

29

Finalmente arrivai al residence dove, ormai, ero di casa; feci una doccia e mi riposai. Il giorno successivo, di buon’ora, mi diressi nel bosco. «Non ne posso più», pensai,«voglio tornare normale». Entrai dirigendomi verso il solito posto, aspettando inutilmente tutto il giorno. Rinunciai pensando che il giorno successivo avrei potuto avere più fortuna. Quella sera stentai a prendere sonno; in sogno, però, riuscii a capire il motivo del mancato incontro nel bosco. Sognai infatti un passaggio situato dalla parte opposta a quello che normalmente imboccavo. «Ma certo!», esclamai, «devo percorrere tutto al contrario». Così, la mattina dopo, individuato l’imbocco, iniziai a correre con la cadenza “rituale” del primo incontro. Dopo qualche metro, iniziai a percepire di nuovo quella presenza selvaggia.

martedì 16 giugno 2009

30

Arrivato al masso, senza esitare, spiccai il salto, ed in volo, sentii una sensazione di freddo intenso, che mi abbandonò appena caddi a terra. Mentre rotolavo, un rumore si allontanò da me: era la “pantera”. Alzando gli occhi, la vidi chiaramente per la prima volta. Si fermò poche decine di metri più avanti e, voltandosi, mi fissò. Provai, allora, un forte desiderio di raggiungerla, ma svenni. Quando mi ripresi, capii subito di esser tornato quello di prima; per uscire dal bosco inciampai più volte. Inizialmente decisi di tornare subito in Italia. Mi resi conto, però, di non poter lasciare in sospeso dei quesiti ai quali non sapevo ancora dare una risposta.

lunedì 8 giugno 2009

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Provai quindi a chiedere informazioni alla gente del posto. Il risultato fu insoddisfacente; riuscii solo ad ascoltare vaghe storie di maghi ed incantesimi che, in verità, sembrarono più che altro frutto di fantasie. Stavo per rinunciare, quando, aiutato da una giusta indicazione, riuscii ad incontrare un anziano signore che sembrò conoscere Tutta la storia. «Tu vorresti sapere di “Sha” e del suo bambino, non è così?», disse ammiccando. «Certamente»,risposi «ne sarei ben lieto, ma….quale bambino?». «Beh, se sei pronto ad ascoltare una storia incredibile, te la racconterò», disse soddisfatto. Erano le prime ore del pomeriggio. Parlò così dettagliatamente di quei fatti che fece buio.

venerdì 5 giugno 2009

32

Si appassionò molto nel racconto ed aggiunse che, nella sua famiglia, era stato tramandato da padre in figlio. Mentre tornammo a casa, gli chiesi se credesse che ancora oggi il bosco fosse come l’aveva descritto. «Personalmente... credo di si», disse con aria severa, «anche i miei avi lo credevano, altrimenti questa storia non sarebbe giunta sino a me». Ci salutammo calorosamente e lo ringraziai di cuore per aver fatto chiarezza su quel mistero. Presi il volo per l’Italia il giorno dopo, con aria stanca ma soddisfatta. In aereo, dei ragazzi attirarono la mia attenzione.

lunedì 25 maggio 2009

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Osservando i figli di quella terra così misteriosa, notai la scritta sulle loro borse sportive. Qualcuno le teneva a fianco e, con grande stupore, lessi il nome della loro squadra di rugby: “The Panther’s”. Tornando a casa, fui colto da un dubbio. «E se mi fossi fermato alle apparenze? Forse…c’è qualcuno che potrà dirmi qual è stato il vero ruolo che ho avuto in questa storia: Perla!». Al mio arrivo a Milano, telefonai al padrone di casa della famosa festa alla villa, convinto di poter ottenere preziose informazioni. Con mio grande stupore, negò di conoscerla. Quando gli ricordai che, in quell’occasione, ci fu una donna che salì sul tetto, capì subito ed aggiunse: «Non so come abbia fatto ad entrare una svitata come quella; l’ho assecondata solo perché temevo che avrebbe potuto avere una reazione violenta, spaventando gli ospiti».

mercoledì 20 maggio 2009

34

Cercai, a quel punto, di ricordare la strada, ed alla fine la trovai senza aiuto. Suonai il campanello, e mi aprì la porta un maggiordomo di colore che chiese il motivo per cui non avessi cercato il dottore in ambulatorio. Sbalordito, gli risposi che non cercavo il dottore. «Questa è una casa seria, lo sa?», disse in tono severo. Tutto mi apparve davvero strano, e quando gli chiesi se la signora Perla fosse in casa, la sua reazione fu inaspettatamente drastica: «Non esiste nessuna signora Perla in questa casa; se ne vada o chiamo la polizia!». Dovetti scusarmi ed andarmene, ma volevo andare fino in fondo alla questione. Mi appostai per giorni sotto casa sua, ed infine, la vidi mentre scendeva dall’auto.

mercoledì 13 maggio 2009

35

Le andai incontro ma, quando la chiamai col nome che conoscevo, si girò fulminandomi con lo sguardo. «Non si azzardi più a pronunciare quel nome, o se la vedrà brutta! Io sono la signora Miranda, ha capito?», urlò. A quel punto le chiesi di spiegarmi l’arcano, ma rispose di non avermi mai visto e che, quindi, dovevo smettere di importunarla. Disperato, tentai l’ultima carta. «Conosco la stanza blu, dove si può volare nel cosmo; mi hai condotto tu... lì». Dopo aver udito queste parole, sembrò quasi che ricordasse. «Per favore», le dissi, «devo sapere». Mi esortò a salire in auto, guardandosi intorno. «Svelto!», disse imperativamente.

domenica 10 maggio 2009

36

Mi portò in un locale dove discutemmo a lungo; mi spiegò, quindi, che Perla era il nome dell’altra. «L’altra, chi?» «E’ una lunga storia, e questo non è il luogo adatto per raccontarla. Ti posso solo dire che la rivedrai». Propose così di andare a casa sua ed entrare nella stanza blu. Io replicai che ci sarebbe stato sicuramente il maggiordomo e , forse, anche il marito. Mi disse di non preoccuparmi perché, di lì a poco, la casa sarebbe rimasta vuota per un’ora. Così, appena entrati, ci dirigemmo subito nella stanza blu, preparandoci a penetrare il mistero. Iniziammo il viaggio energetico, dopo averle raccontato ciò che avevo appreso sul bosco di “Sha”.

giovedì 7 maggio 2009

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Per prima cosa, Perla volle mostrarmi una sua precedente incarnazione. Mi disse di essere stata una certa Melanie, proprietaria di una tenuta nello Yorkshire, in Inghilterra. Entrammo in un ambiente ottocentesco.... il mio, però, fu solo un ruolo di spettatore. Con il ricordo del suo ultimo incontro con Arthur, Melanie assaporava ancora la dolce armonia che, come una leggera fragranza, saliva dal suo cuore. Spesso si addormentava così, domandandosi cosa fosse quel fremente desiderio. Non aveva mai pensato a se come ad una donna romantica; non riusciva perciò a darsi spiegazione per quell’intenso sentimento che la travolgeva.

domenica 3 maggio 2009

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Nella profondità dei suoi occhi scuri si perdeva ogni sguardo; il suo naso, modellato alla perfezione, faceva risaltare delle labbra carnose che rivelavano una forte sensualità. I capelli, di un nero corvino scendevano, con dei boccoli morbidi come seta, fin sulle spalle. Aveva ereditato l’immenso possedimento dai defunti genitori, ed essendo figlia unica, a volte sperimentava la solitudine. Il suo spirito era vivace ma il portamento sempre impeccabile. L’animo aristocratico si esprimeva con movimenti delicati, colmi di dignità. Alle sue dipendenze c’erano Ines la governante, Leopold il maggiordomo, e Nick lo stalliere. A volte le faceva visita sua cugina Linda, intima confidente, che dal paese vicino, percorreva qualche chilometro a piedi.

giovedì 30 aprile 2009

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Quando Arthur tornò a trovarla, dopo quasi un mese, decisero di restare insieme per otto giorni, e ciò riempì il cuore di Melanie di gioia traboccante. Al termine della sua permanenza alla tenuta, però, Arthur gli comunicò l’intenzione di interrompere la loro relazione. Quella notizia gettò Melanie nel più profondo sconforto. Giudicò incomprensibile la decisione, ma lui, infine, ne spiegò il motivo. «Sono anni che tengo nascosta la nostra relazione». «Nascosta? A chi?» «A mia moglie». «Cosa? Sei sposato?». «Già», disse Arthur chinando la testa, «avrei voluto dirtelo prima, ma non ne ho avuto il coraggio». Melanie lo accompagnò alla porta e lo invitò ad uscire senza pronunciare una sola parola. Fu così che i due separarono repentinamente le loro strade.

domenica 26 aprile 2009

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Quella notte, si sentì molto strana e, alzandosi dal letto, iniziò a correre senza una meta; corse per ore, come se cercasse qualcosa in preda ad una passione irrefrenabile. L’alba la sorprese seduta sul pavimento, mentre si accarezzava il viso delicatamente, immaginando che fosse Arthur a farlo. «I ricordi ridono di noi e ci rincorrono», pensò tra sé prima di cadere addormentata. Tutto ciò che vive, fa vivere il tempo. Melanie, così, decise di farsi forza, riuscendo a sorridere dello squallore di quella situazione. Imponendosi un silenzio interiore, fu nuovamente padrona di se. Pensò che un viaggio gli avrebbe giovato; scelse così di recarsi dal suo vecchio amico Charles, a Londra.

lunedì 20 aprile 2009

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«Libera l ’ immaginazione e getta via l ‘ orgoglio», pensò prima di partire. In poco tempo, Arthur divenne parte del suo passato. Sarebbe di certo stata la donna che bastava a se stessa. Arrivata a casa di Charles, fu accolta molto calorosamente. «Mia adorata, dolce Melanie, che piacere rivederti». «La tua preziosa amicizia è l ‘ unica cosa di cui mi fido, in questo mondo», rispose lei abbracciandolo. Entrarono in casa e, davanti al camino scoppiettante, si confidarono liberandosi delle loro inquietudini. Melanie, fissando il fuoco, pensò: «D‘ora in avanti coglierò le occasioni che si presenteranno». Il giovane Charles aveva sempre nutrito la speranza di veder contraccambiato il suo amore per Melanie, ma lei preferì sempre non “rovinare” la loro amicizia.

lunedì 13 aprile 2009

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La recente delusione amorosa fece, però, ammorbidire quella posizione e i due, per la prima volta, dormirono l’uno accanto all ’ altra. Lui la strinse a se, sentendo le paure che, in lei, riuscivano ad essere più forti del desiderio. Infine Melanie, nonostante non fosse sicura di quella scelta, si concesse deliberatamente. «Non sapremo mai come sia potuto accadere, ma è stato splendido», disse prima di addormentarsi «Buona notte, amor mio», sussurò Charles. Passarono insieme tre giorni indimenticabili. A malincuore i due si separarono, ma era giunto il momento di far ritorno alla tenuta nello Yorkshire. Quella sera, però, Melanie volle girovagare per Londra da sola.

mercoledì 8 aprile 2009

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La sua mente ritornò al passato, ma tutto, nella notte, assunse un nuovo volto. Pensò alla solitudine della mente e del corpo, chiedendosi da dove provenisse. «E’ forse paura ciò che stringe il cuore rendendoti sola di fronte all’inevitabile? », pensò tra sé. Volle misurarsi con la fortuna. Iniziò a piovere, ed imboccando una piccola stradina, vide un portoncino rimasto semichiuso. Entrò nell’atrio attendendo che spiovesse. Il silenzio, nella notte, era accompagnato solo dal ticchettio delle goccioline. La sua mente diede avvio ad immagini che, in quella circostanza, le scaldarono l’animo.

venerdì 3 aprile 2009

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Desiderava però porre fine alla sua inquietudine e, accovacciandosi in posizione fetale come se volesse chiedere aiuto al suo corpo, non si accorse di addormentarsi. In un sogno rivelatore, le apparve uno sconosciuto avo che, avvicinandosi, le consegnò un libro e disse: «Sono fiero di te, sei la predestinata. Ora sperimenterai la pienezza del corpo. Vai all’orizzonte ed assapora la notte». “Melanie iniziò a vagare tra dei cespugli sul suo cammino; mentre avanzava capiva le connessioni tra gli amori che ebbe e che sarebbero venuti. Le percezioni aumentarono e sentì il respiro della terra chiamarla.

venerdì 20 marzo 2009

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Percepì ritmi tribali e.... lentamente, si fusero in richiami di gabbiano. I suoi ricordi formarono un’enorme bolla sospesa che, svanendo, lasciò un alone di color arancio. A quel punto risuonò nuovamente la voce dell’avo: «L’istante fluisce, tutto è melodia; cogliendolo entri nel tempo, ed è colore. Melanie, inizia a fluttuare nello spazio libera dai turbamenti». Il suo corpo, sussultando meravigliosamente, iniziò una danza liberatoria e primordiale; danzò fino allo stremo delle forze. Di nuovo la voce risuonò: «Ama il silenzio interiore, ogni pensiero può graffiare l ‘armonia».

lunedì 16 marzo 2009

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Si svegliò ai primi raggi dell ’alba, con una strana euforia addosso. «Ora so di poter vivere senza rimpianti. Io ed il mio corpo siamo uno», fu il suo primo pensiero mattutino. Nella carrozza che la riportava a casa, la conoscenza che era in lei splendeva sempre più. «Il corpo è certamente testimone e depositario di antichi riti; dunque, l’unione tra due corpi può evocare la pura danza». Melanie era profondamente cambiata. Sensazioni pareggiabili a voli notturni, risvegliarono stanche vibrazioni logorate dal tempo.

mercoledì 11 marzo 2009

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Ora sapeva che i dubbi nascono sulla pelle e, lentamente, insidiano il cuore. «Immensa speranza, risale la corrente. Vividi ricordi dai lineamenti sottili, guidano, in me, nuovi sentimenti». Pochi giorni dopo esser arrivata alla tenuta si presentò Arthur annunciando, per prima cosa, di aver lasciato la moglie. Inizialmente titubante, Melanie volle offrirgli un altra possibilità. «Melanie, ho atteso tanto questo momento! Come ti senti di nuovo a casa?» «Molto meglio Arthur; ma dimmi di te». «Cosa sono io, senza il tuo amore! Sospeso a mezz’aria; ecco come mi sento! ».

martedì 3 marzo 2009

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«E’ cambiato qualcosa, Arthur». «Buone notizie, spero! ». «Credo di si. Avremo modo di verificarlo insieme. Il sentiero che porta al mio cuore lo conosci; spero che, d’ora in avanti, la tua sia una condotta limpida», «Ho riflettuto molto sul dolore che ti ho arrecato, Melanie. Farò qualunque cosa per rimediare», «Il nostro, non è mai stato un rapporto ben definito. Sono stufa dell’ambiguità». «Ne hai tutte le ragioni». Passeggiavano lungo il viale principale mentre cercavano di suggellare le loro intenzioni. I loro propositi erano suffragati da vibrazioni che davano speranza. Entrambi stavano accrescendo la fiducia nel nuovo amore. Trascorsero molti giorni, nel tentativo di sciogliere tutti gli interrogativi. Ponderare ciò che ci capita svuotati da idee preconcette è la cosa più difficile nei rapporti umani.

sabato 21 febbraio 2009

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«Melanie, credo di vivere un sogno. Percepisco un atmosfera nuova tra noi, mai provata prima». «Hai ragione. E’ proprio così». Facevano progetti per il futuro e le loro parole erano autentiche. Ogni adulazione era svanita, ogni falsità dimenticata. Qualcosa di materiale li univa. I loro corpi erano fusi in un unico alone energetico, evocando forze superiori. Parlarono così d ’amore in tono affermativo e nessun quesito restò irrisolto. Scoccata era la freccia dal solido arco. La fine del ciclo lunare diede avvio ai festeggiamenti. Arthur e Melanie: uniti da sempre, uniti per sempre. La loro passione li spinse ad accendere un falò.

lunedì 16 febbraio 2009

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Prima si guardarono, poi l’impulso sovrano li spinse verso le fiamme ormai al te. A piedi nudi l ’attraversarono e nessun dolore fu provato. Non ci fu mai una scottatura sulla loro pelle. “Il corpo aveva mostrato le sue ragioni”. «Perla, questa storia è struggente; la sento mia», le dissi. «Ti sei già chiesto chi era Arthur, non è così?». «Ho compreso, e tutto ciò è meraviglioso ai miei occhi!». «Riprendiamo il viaggio e torniamo alle origini!», esclamò.Ritornando ad un periodo storico che sembrò quello descritto dall’anziano signore in Inghilterra, vedemmo chi eravamo stati.

venerdì 13 febbraio 2009

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Qualcosa, sorreggendo la speranza, aveva reso compatto il presente. Quel Daniel del racconto ero io.Lo riconobbi dal suo modo di fare; ne ero certo. Vidi anche chi si prese cura di me, salvandomi da morte certa. Il viaggio cosmico terminò. Mi girai verso Perla e la guardai fisso negli occhi. Finalmente avevo ritrovato … lo spirito della pantera.

venerdì 30 gennaio 2009

WjR project

Il blog di WjR project su questa piattaforma nasce con l'obbiettivo di divulgare gratuitamente i mini-romanzi "Il riflesso della luna" "Lo spirito della pantera" e la raccolta di poesie "Ombre".


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