Il Riflesso Della Luna

venerdì 27 aprile 2012

23 Siamo in pericolo!


«Dovete ascoltarmi», bisbigliai avvicinandomi al
letto.
«Siamo in pericolo, specialmente tu», dissi indicando
la ragazza.
«Ma cosa dici, Walter…sei impazzito? Ti sembra
questo il modo di svegliare la gente?».
Sibilla dava l’impressione di stare ancora dormedo,
e mi trattò come se fossi stato un incubo.
Marco prese la parola, desideroso di capire cosa
fosse realmente successo.
«Walter, spiegaci tutto dall’inizio; decideremo poi
il da farsi».
Cercai di descrivere la scena a cui avevo assistito,
non tralasciando alcun dettaglio.
«Non credo sia un tipo pericoloso», esordì Sibilla
«Ma parla furiosamente ad una bambola!», ribattei.
«Non hai mai incontrato qualcuno che parla da
solo?», replicò lei.
«Non è la stessa cosa».
Subito dopo, sentimmo bussare alla porta.
«Sono il signor Sandro…tutto bene lì dentro?».
«Oh…sì certo; stiamo chiacchierando, non abbiamo
sonno», dissi io.

domenica 22 aprile 2012

22 Gli Appennini


«Suvvia, non sapete di trovarvi sugli Appennini?»
«Dite sul serio?»
«Certamente», aggiunse l’uomo, «a mille metri
d’altezza!».
Constatata l’impossibilità di aggiustare l’auto
con i mezzi a nostra disposizione, fummo invitati
in casa del signor Sandro. Provammo a metterci
in contatto telefonico con l’unico meccanico presente
nel raggio di venti chilometri. Ci promise
che si sarebbe fatto vivo il giorno successivo.
«Nel frattempo potete fermarvi qui!», ci disse la
moglie Mara, «Spero vi piaccia il cappone».
«Ah sì…sì», rispose Marco un po’ imbarazzato.
Una cena squisita!
Mara ci sorrideva spesso, esortandoci a mangiare;
la figlioletta Noemi, invece, osservava silenziosa.
Sembrava proprio una famigliola per bene, e quando
ci proposero di pernottare da loro, accettammo
di buon grado.
Ci sembrò davvero una grande fortuna l’aver incontrato
gente tanto cordiale, ma ebbi una sorpresa al
momento di recarmi a letto. Dopo aver salutato i
miei amici, notai, dalla finestra della stanza, un’intensa
luce arancione filtrare dal vecchio portone
del granaio; incuriosito, scesi al piano terra e, lentamente,
mi avvicinai.
Cercai di usare molta cautela, credendo che all’interno
ci fosse un malintenzionato.
La porta era leggermente aperta e, con grande sorpresa,
vidi il signor Sandro scuotere, come un forsennato,
una bambola di pezza. Gli urlava contro
strane frasi come se fosse viva.
«Daria…non costringermi, non voglio più soffrire!».
Rimasi atterrito da quella scena, e pensai che fosse
uscito di senno.
«Chi l’avrebbe mai detto?», pensai.
Mi venne in mente che potesse essere un maniaco,
e sentii che avrei dovuto avvertire immediatamente
i miei due amici. Arrivato davanti alla porta della
loro stanza, provai a bussare, ma non mi udirono.
«Sibilla…ehi Sibilla, Marco….».
Nessuna risposta.
Mi decisi ad entrare; fortunatamente la porta non
era chiusa dall’interno.

martedì 17 aprile 2012

21 Marco e Sibilla


Marco e Sibilla, erano due turisti romani che incontrai
una settimana dopo esser tornato a casa.
Cercavano, in un paesino, un rustico che casualmente
conoscevo. Non avendo impegni, decisi
di accompagnarli.
Pioveva ormai da due giorni, e la scorciatoia che
avevamo scelto, fu bloccata a metà percorso da
una frana. Decidemmo quindi, per non tornare
indietro, di imboccare una stradina sconosciuta
che sembrava portare nella stessa direzione.
Fu un errore.
La strada terminò, dopo svariati chilometri, nel
piazzale di una casa isolata. Nel frattempo, la
nostra auto si fermò, e non volle più saperne
di ripartire. Uscì il padrone di casa che, gentilmente,
si offrì di aiutarci.
Ricordo la sua espressione un po’ sorpresa.
«Come avete fatto ad arrivare fin qui?
La strada è impervia e, se non la si conosce,
c’è pericolo di precipitare negli strapiombi».
«Ma quali strapiombi?», dissi sorpreso.

sabato 14 aprile 2012

20 Mi sentii guidato


Evidentemente quel medaglione aveva cambiato
qualcosa in profondità. La mia non fu una reazione
“consueta”. Mi diressi, deciso ed immensamente
tranquillo, all’uscita della stazione.
Mi sentivo come guidato, e presi il primo autobus
che mi capitò. Dopo una decina di fermate, vidi,
un po’ nascosta, la stazioncina che cercavo; riuscìì,
così, a prendere al volo il mio treno.
Considerato ormai concluso il viaggio, mi rilassai
ascoltando un po’ di musica dall’inseparabile radiolina
tascabile.

giovedì 12 aprile 2012

19 L'onda


Ripensando al medaglione, volli sperimentarlo nuovamente.
Questo fu il suo ultimo messaggio:
“Scegli l’onda spumeggiante,
coprendola con parole innocenti.
Non eccedere, anima mia,
non lasciare la scia.
Non cercare di capire,
non cercare di cambiare.
Lo sguardo attento dell’immenso Principio,
scruta l’abisso e rovescia certezze.
Sedotti, osserviamo dall’alto
il mosaico in cui tutto ha valore
e…assente è il giudizio.
Giudizio…condanna…si allontanano
per sempre.
Qualcosa preme per riaverli intorno,
tutto somiglia ad un ballo infinito.
Vedo la danza fermarsi…ora!!!”.
Ebbi la certezza che tutto fosse stato detto e
mi strappai il medaglione dal collo. Lo guardai per
l’ultima volta, e lo gettai nel fiume.
Vedendolo sparire pensai:
«Ora so che è giunta l’ora di partire».
Mi diressi alla stazione dopo aver saldato il conto
in sospeso con Edna, che si stupì non poco della mia
decisione improvvisa.
A metà pomeriggio giunsi a Vienna, dove attesi,
per ore, la comunicazione del treno di collegamento
per l’Italia. Alle diciannove, decisi di chiedere informazioni
al personale incaricato.
Fino all’alba del giorno dopo, era prevista una sola
partenza da una stazione periferica, mezz’ora più
tardi. In un primo tempo, pensai di approfittare dell’inconveniente
prolungando la mia vacanza, ma il
desiderio di tornare a casa mi fece cambiare idea.
Invocando fortemente una soluzione, sentii emergere
una chiarezza estrema.
«Tocca la corda giusta e l’armonia vibrerà in te», mi
dissi.

domenica 8 aprile 2012

18 Non cercare spiegazioni


Un giorno, in un affollato negozio del centro,
provai ancora a far funzionare l’oggetto.
Non mancò di stupirmi; improvvisamente non
udii più le voci di tutta quella gente.
“Non cercare spiegazioni scavando,
lascia galleggiare l’essere nel vuoto,
osserva il bagliore di un credo marmoreo
e….. rendi potente la luce che risana”.
Dovetti staccare la mano dal medaglione.
Ogni volta, avevo una perdita d’equilibrio che
rischiava di farmi cadere. Quel giorno pensai
seriamente di liberarmi dell’oggetto, ma decisi
di tenerlo per tutta la durata del soggiorno in
Ungheria. Successivamente, però, lo lasciai
nel comodino della stanza d’albergo.
Lo ripresi il giorno della mia partenza. Passeggiavo
lungo il Danubio, quando, affascinato dalle
sinuose forme che l’acqua disegnava con
il suo passaggio, mi fermai ad ammirare quell’armoniosa
bellezza.

mercoledì 4 aprile 2012

17 La parte mancante


Inoltre, separando le due parti, avrei avuto accesso
ad una conoscenza segreta, che si sarebbe manifestata
al momento opportuno.
Presi la decisione.
«Ecco la tua parte», dissi porgendogli la metà che
avevo separato.
Non fu un’operazione difficile; l’oggetto era già
stato predisposto per quell’evenienza.
Il signor Boris fu molto soddisfatto, e mi sorrise
cortesemente.
«Adesso possiamo anche salutarci».
Nei giorni successivi non lo incontrai più.
Effettivamente, qualcosa era cambiato in me.
Avevo delle percezioni strane, messaggi interiori
dei quali non conoscevo la provenienza.
Succedeva ogni volta che, ad occhi chiusi, appoggiavo
la mano sinistra sulla mezzaluna.
Non era come ascoltare una voce interiore o pensiero.
Sembrava, piuttosto, una consapevolezza
che emergeva in varie forme.

meteo Città di Fermo