Il Riflesso Della Luna

sabato 31 marzo 2012

16 Ritornai da Boris


Ciò mi fece sentire di essere ritornato il “solitario”
di sempre. Per scacciare il senso di malinconia che
ogni distacco produce, iniziai a camminare senza
una meta, godendomi le bellezze della città.
Il giorno dopo, tornai a far visita al signor Boris.
«Vogliamo approfondire l’argomento?», domandai.
«Certo, non chiedo altro!».
«Cosa vuole veramente da me?».
«Solo la metà del medaglione, lo sa benissimo!».
«Ma è solo un ciondolo».
«Non è solo un ciondolo», disse seccamente.
«A…no? Cosa sarebbe, allora?».
«Un patto».
«Cosa?».
«Già. Un patto tra due amanti».
Ascoltai rapito la sua spiegazione. Sostenne che, se
avessi tenuto il medaglione intero, non mi sarei potuto
liberare di lui.

venerdì 30 marzo 2012

Ordinare i pensieri

Cosa significa, in ultima analisi, ordinare i nostri pensieri?
Indubbiamente una sfida cruenta e dolce allo stesso tempo.
L'impressione di venire a contatto con cose sgradevoli è palpabile.
I timori, però, non portano nulla di buono.
Il fascino di procedere comunque avanti ha la sua importanza
ed il suo motivo d'esistere.
Bisogna tener conto delle congetture presenti sin dall'infanzia.
Ci troviamo, a volte, a lasciare che le cose seguano il loro corso.
Non che ciò sia un male..dipende dall'atteggiamento.
Spesso è una scusa per tirare i remi in barca, per mollare la presa.
Si...certo... le esperienze totalizzanti saranno sempre lì, 
ad aspettare di essere vissute.

mercoledì 28 marzo 2012

Progresso

Quando non capiamo i perchè delle cose,
le riverniciamo di fatti visti e soluzioni alla portata
della nostra comprensione, senza curarci di confrontarli
con l'attualità.

Se ci fermassimo a guardarci dentro,
avremmo un senso di vertigine inaccettabile.

Forse è questo ritmo incalzante del cosiddetto "progresso"
a cercare di spingerci avanti a tutti i costi.

Costi quel che costi!

martedì 27 marzo 2012

15 La partenza di Rodriguez


Il giorno dopo, nei dialoghi con Rodriguez, ciò
che era successo la sera prima, non fu menzionato
affatto.
«Sai», mi disse, «ho parlato al telefono con mio
padre. Ha usato parole dure, dandomi dell’incapace.
Vuole che torni subito a casa; il biglietto di ritorno
è già in ambasciata.
Credo sia una buona notizia anche per te; non
potevi continuare a farti carico delle mie spese!».
Parlò tutto d’un fiato, e capii l’imbarazzo che provò
nel riferirmi il comportamento del padre.
Lo accompagnai alla fermata dell’autobus che lo
avrebbe condotto all’ambasciata. Pensando che
non ci saremo più rivisti, mi accorsi che, in poco
tempo, eravamo già diventati buoni amici.
Gli strinsi la mano, e riuscii a malapena a trattenere
la commozione.
«Mi raccomando, non combinare altri guai!»,dissi
scherzando.
«Anche tu!», urlò dal finestrino.
Continuò a salutarmi agitando la mano finchè non
vidi la sagoma del veicolo confondersi con il traffico.

domenica 25 marzo 2012

14 Scesi in strada..


«La vostra venuta qui. Dovete darmi ciò che mi
spetta», fu la sua risposta.
«Sarebbe?».
«La metà del medaglione che portate al collo».
«Signore, credo che lei stia esagerando. Appena
ritrova un parente, gli chiede subito qualcosa. E’
un indecenza!».
In effetti avevo un medaglione. Era composto da
due parti che, con un po’ di impegno, si sarebbero
separate. Nella parte anteriore, la più enigmatica,
c’erano scritte delle frasi indecifrabili.
Dovetti ammettere che il signor Boris, senza conoscermi,
sapeva un’infinità di cose sul mio conto ma,
vista l’ora tarda e la stanchezza che sembrava voler
prendere il sopravvento, gli comunicai l’intenzione
di tornare in albergo.
«Riprenderemo questo argomento un altro giorno»,
Scesi in strada frettolosamente e mi avviai verso
la pensione.
Entrando nella stanza che dividevo con Rodriguez,
sentii russare profondamente. In un primo tempo
fui tentato di svegliarlo, per raccontargli le novità
che avevo appreso da quello strano individuo, ma
poi, guardando il mio letto, decisi che avrei potuto
rinviare la conversazione.

venerdì 23 marzo 2012

Attesa


La nottata scorre lentamente
all'approssimarsi dell'alba;
ed io attendo,senza certezze,
il fluire degli eventi.
Come un appuntamento inesorabile
prendo forza e convinzione
ma non posso fare a meno di notare
che le novità arrivano...di soppiatto.

Comunque..Benedette siano le novità!

mercoledì 21 marzo 2012

13 Il medaglione


«Davvero una strana coincidenza; abito anch’io
da quelle parti», dissi sorpreso.
«C’è un’altra cosa», aggiunse in tono quasi drammatico.
Ci fu una piccola pausa; sembrava non trovare
le parole.
«Non tenetemi sulle spine, parlate!», gli intimai
lievemente agitato.
«Vostro nonno era il cugino di Marisa», disse
pacatamente.
«Davvero? Mi sorprendete, signore. Mai saputo
una cosa simile!».
«Ovviamente no», aggiunse, «egli non volle mai
aver nulla a che fare con quella donna, nel modo
più assoluto».
«E’ una bella storia. Non credo, tuttavia, sia sufficiente
a farci trascorrere una notte insonne», dissi
alzandomi in piedi.
«Aspettate, c’è dell’altro».
«Dite pure!».
«I due ebbero un figlio; fu nascosto in orfanotrofio
fino ad età matura e non seppe mai la
verità: mio padre».
Il medaglione
«Vorreste dire che, seppur alla lontana, siamo parenti?»,
chiesi sorpreso.
«Direi di sì», sussurrò soddisfatto.
«Ma…immagino ci sia dell’altro», dissi iniziando
a preoccuparmi.

sabato 17 marzo 2012

12 Boris


Salimmo le scale non dicendo una sola parola.
Entrati in casa , dopo avermi fatto accomodare, iniziò
la sua spiegazione.
«Bene, mi chiamo Boris e non so dirle quanto mi
abbia fatto piacere l’averla incontrata.
Vi stavo aspettando
da tempo, senza aver mai dubitato del
vostro arrivo».
Saltai quasi dalla sedia.
«Ma vi rendete conto di cosa dite, signore?»
«Certamente».
A quel punto, mi pregò di attenderlo qualche istante,
sostenendo di avere qualcosa da mostrarmi.
Tornò, poco dopo, tenendo in mano la foto di una
persona anziana.
«Vedete, questo è mio nonno Igor. Prima di morire,
mi confidò di aver avuto una lunga relazione
con una medium marchigiana. Il suo nome è
scritto qui dietro!», disse girando la fotografia.
Cercai di leggere dove mi aveva indicato, ma l’inchiostro
era scolorito dal tempo.
Dopo un’attenta osservazione, fui quasi certo di
averlo capito: “Marisa Turrito”.

lunedì 12 marzo 2012

11 Dovrei fidarmi?


Il modo in cui pronunciò quelle parole non mi piacque affatto.
«Lui però, non può venire con noi; non fa parte
del gruppo», disse indicando il venezuelano.
«Quale gruppo?», obiettai, «Non vi conosco nemmeno!
».
«Io sì!», disse in tono fermo.
Il suo modo di fare riuscì ad incuriosirmi e mettermi
a disagio allo stesso tempo.
«Signore», aggiunsi «perché dovrei fidarmi di lei?».
«Lo saprete presto, mio caro scrittore!».
«Chi vi ha dato queste informazioni?».
«Non ha importanza. Ora, se non avete nulla in
contrario, accompagneremo il vostro amico.
Vorrei poter parlare liberamente».
«Stavo per dirlo io», disse Rodriguez per togliersi
d’impaccio.
Arrivati nei pressi della pensione, il venezuelano ci
salutò lanciandomi un’occhiata d’avvertimento.
«Io abito a tre isolati da qui, vi dispiace se saliamo
in casa?», bisbigliò l’uomo misterioso.
Ero immerso nella scia energetica che aveva provocato,
e la seguii senza indugio.

Gli aspetti emotivi

Gli aspetti emotivi
che spesso proviamo
si frappongono come trappole
nell'adattamento ad una società migliore.
Superare i nostri timori comporta
un'accettazione, anche calcolata,
di esperienze coinvolgenti
che congelano convinzioni radicate.
La disposizione a tale cambiamento
è un patrimonio inestimabile
nella nostra esperienza quotidiana.

venerdì 9 marzo 2012

10 Raccontami cosa è successo


Dopo averci mostrato la nostra, ci lasciò
soli; riuscimmo, così, a riposare per una buona
mezz’ora.
«Si sta bene qui, vero?», chiesi a Rodriguez.
«Meglio che a Zagabria certamente!».
«Senti, perché non mi racconti esattamente cosa ti
è successo?», gli chiesi.
«Che posso dire…passeggiavo e mi hanno rubato
tutto».
«Questo me l’hai già detto, volevo conoscere altri
dettagli», replicai incuriosito.
«Non so, ma quel posto con me ha chiuso».
Fece una pausa e aggiunse:
«Se non ti dispiace, preferirei non parlarne più!».
Fui completamente d’accordo con lui e ci mettemmo
una pietra sopra.
Dopo un paio d’ore uscimmo per cenare e, avendo
poca fantasia, lo invitai in una pizzeria gestita da
italiani.
All’uscita, notai un uomo, in mezzo alla folla, che
sembrava voler attirare la nostra attenzione.
Fui incuriosito a sufficienza per andargli incontro
ma, subito dopo, girò i tacchi e si allontanò.
Meravigliato da quella mossa, decisi di raggiungerlo
accelerando il passo.
«Ma chi è quello?», chiese Rodriguez.
«Non saprei, ma sono certo che vuol dirci qualcosa!
», risposi convinto.
L’uomo entrò in una stradina secondaria, girandosi
più volte per essere certo che lo seguissimo.
Gli feci cenno di fermarsi, ma sparì nuovamente.
«Dov’è andato a finire?», dissi spazientito.
«Non lo so, e non voglio saperlo», mi rispose
Rodriguez guardandosi intorno.
«Quel tipo non mi piace affatto; con la fortuna
che ho, è sicuramente un malintenzionato».
«No, non lo è». Le parole mi uscirono in tono
fermo, e neppure io seppi perché.
Stavamo parlottando in quella stradina buia,
per la verità un po’ tesi, quando la suoneria del
mio orologio, attivandosi, ci fece sobbalzare.
«Ho una brutta sensazione, torniamo in albergo»,
disse Rodriguez.
Appena terminò la frase, uscì dall’ombra l’uomo
che avevamo seguito fino ad allora.
«Ho bisogno di parlarle», esclamò fissandomi .

martedì 6 marzo 2012

9 L'affittacamere Edna


Appena scendemmo dal treno, fummo circondati da
una decina di persone che offrivano, dandoci ognuno
il proprio biglietto da visita, stanze per la notte a
prezzi convenienti.
Una signora, che disse di chiamarsi Edna, si presentò

in perfetto italiano.
«Avete bisogno di una camera, ragazzi? Italiani,
vero?».
«Io si», dissi sorpreso , «ma come ha fatto a sapere…?
».
«Intuito, ragazzo mio, intuito! Ora…volete seguirmi,
prego?».
Non ebbi alcuna esitazione, vista la fortuna di aver
incontrato un’ungherese che parlava la mia lingua.
Rodriguez si accodò, ben felice di aver posto rimedio
ad una situazione così precaria.
Onestamente, mi parve un po’ bizzarra l’idea di reclutare
clienti alla stazione, ma non mi infastidì.
L’affittacamere Edna era un tipo davvero affabile,
sapeva come trattare la gente. Riuscì a farci sentire
a nostro agio, anche se la “pensione” era, in realtà,
la sua casa.
Lo scoprimmo solo all’ultimo momento, non trovando
nessuna insegna o targa all’entrata.
«Prego, da questa parte», ci disse facendoci strada.
Nel suo appartamento, aveva ricavato ben cinque
stanze che, nonostante le piccole dimensioni, risultavano
confortevoli.

venerdì 2 marzo 2012

8 Sulla via di Budapest


Nel primo pomeriggio ero già in viaggio per Budapest.
In quel momento mi sembrò una buona
decisione.
Il treno era davvero sgangherato, e mi ricordò
quelli della mia infanzia, quando, con la famiglia
al completo, ci recavamo a far visita ai parenti
lontani.
Nel primo tratto di viaggio, non feci altro che pensare
a ciò che successe quella mattina. Dubitavo di
essere in grado di raccontare ad alcuno una storia
così intensa e cruda. La sensazione che mi aveva
lasciato addosso, era impossibile da descrivere.
Fui distratto dagli schiamazzi di un ragazzo, che
sembrava aver alzato un po’ il gomito, e continuava
a passeggiare instancabilmente lungo il corridoio
del vagone. Canticchiava ritornelli incomprensibili,
con aria molto divertita. Ammetto che riuscì a sollevarmi
un po’ il morale e, quando feci la sua
conoscenza, capii che potevo fidarmi.
Scambiandoci le nostre esperienze, mi raccontò
che, a Zagabria, era stato picchiato e derubato da
alcuni malviventi.
I suoi averi ammontavano a dieci
dollari e una bottiglia di rum che, evidentemente,
aveva già scolato.
Non ci eravamo ancora presentati e rimediammo
subito.
«Mi chiamo Rodriguez y vengo dal Venezuela!»,
mi disse in italiano un po’ stentato.
Affermò di essere figlio di un ministro che, aggiunse,
lo avrebbe tirato presto fuori dai pasticci.
Gli chiesi, quindi, dove sarebbe sceso.
«Budapest», disse sorridendo.
«Che coincidenza, anch’io sono diretto lì!».
«Bueno, amigo!», esclamò entusiasticamente.
Scherzammo tutto il pomeriggio, e riuscì perfino a
farmi intonare dei buffi canti popolari.
Alle diciannove arrivammo a destinazione.
La stazione, ben curata ed accogliente, mi fece
davvero una buona impressione.

meteo Città di Fermo